Il parco della Memoria /San Giuliano di Puglia/Cambobasso/2006
Concorso internazionale per la realizzazione di un parco, luogo culto dedicato alle vittime del sisma del 31 ottobre 2002 a San Giuliano
di Puglia
Progetto selezionato. Mostra e catalogo
Dati:
Importo opere Euro: € 1.000.000,00
Gruppo di progettazione:
Gustavo Matassa (c.gr.), Silvia Marano, Fabrizia Berlingieri.
Consulenti:
Artista Maestro Gennaro Vallifuoco ( con Annamaria Preziuso)
Descrizione.
Il parco della memoria.
La memoria è come l’immagine di un albero che attinge dal terreno il
nutrimento per i propri rami e frutti, questo progetto per il parco della
memoria di San Giuliano di Puglia vuole esprimere un’interpretazione di tale
immagine. Il primo spazio, a Sud, quello prossimo al centro del paese, è il
luogo delle radici, esso è un luogo ove la memoria è collettiva, della
comunità. Questo luogo è la “Stanza della Memoria”, da qui ha inizio il
progetto del parco, inteso quale processo commemorativo che si relaziona e
dialoga con la l’ex scuola elementare “Francesco Iovine” presente nella
traccia del suo basamento. Questo assume il ruolo di memento collettivo, sul
suo fronte è posta l’opera d’arte, separata dallo spazio collettivo da uno
specchio d’acqua che, riflettendola, impedisce, il contatto con l’opera.
Dal disgregarsi del basamento e dal disperdersi dell’opera d’arte in 30
“frammenti di memoria”- “le “tarsie”- che definiscono e circoscrivono gli
unici 30 alberi del parco all’interno dell’area verde, si stabilisce un
dialogo continuo di rimandi e ricostruzioni anche visive e cromatiche. La
“stanza”, luogo della memoria collettiva, è uno spazio austero e minimale, è
dominato dall’inserimento dell’opera d’arte posta sul fronte del
terrapieno. Le tarsie sono luoghi sospesi, poste intorno ad ognuno dei 30
alberi, ne delimitano lo spazio e definiscono la quota, più bassa, dove
l’albero si innalza. Lo stesso elemento che definisce la tarsia diviene
anche seduta per la contemplazione individuale, momento di ricordo privato.
L’opera d’arte.
L’opera d’arte, rielaborazione critica del maestro Gennaro
Vallifuoco della “isola dei giocattoli” di Alberto Savinio, fa riferimento
ad un mondo sospeso ed incantato, fatto id biscotti, di caramelle, di colori
e vivacità intensi, trasfigurati dal coloro dominante dell’opera dal blu,
inteso quale colore del ricordo. Tutto l’insieme costituisce una sorta di
grande scenografia teatrale di lunghezza pari a quella del terrapieno, 27
metri di fondale carico di significato, al di là del tempo e dello spazio.
L’opera, parte da un processo di composizione e scomposizione che,
ugualmente ai processi mnemonici, caratterizza le modalità e
l’organizzazione del ricordo, ma in questo caso anche del gioco. Come in un
puzzle, i pezzi sono stati sparsi su di un enorme tavolo, quello del parco,
del ricordo e del gioco, e ad ognuno dei partecipanti è dato seguirne gli
indizi per poi raccoglierli, separali e unirli ancora.
In questo continuo rimando tra le unità della
memoria collettiva,
e l’unicità del ricordo privato, come il
filo rosso di questa
memoria, sta tutto il mondo sospeso contenuto in quei colori, in quei giochi
infantili, in quelle forme vivide e nette.