Recupero di una cartiera nella valle del Dragone della costiera amalfitana. /Atrani/Salerno/2009
Progetto all'interno della proposta Water Power. [Coordinamento generale Luigi Centola]

Progettista invitato.
Progetto preliminare. 

Dati: Superfici (interne) mq 1.522, Superfici (esterne) mq 3.550
Importo opere Euro: € 2.350.000,00

Gruppo di progettazione:
Gustavo Matassa (c.gr.),
Collaborazioni:  Mauro Nisita, Angela I. Russo, Rosa Crescenzo.

Consulenti:  
Annamaria Preziuso (artista)

Descrizione.
Mentre risaliamo lungo la valle del dragone, ci avviciniamo alla dimensione della naturalità del sito, abbiamo ancora forti le immagini degli acquarelli ottocenteschi che i pittori tedeschi, francesi elaboravano durante i loro grandtour di formazione. Queste memorie ci raccontano dell'acqua, del variare della sua presenza nel corso delle stagioni.  Eppure questa presenza costante, forte, naturale, porta con sé le tracce di un lavoro razionale attento e continuo dell'uomo, il canalizzarne e veicolare i flussi per controllarla e utilizzarla al meglio. Anche l'orografia è "costruita", è il giusto dialogo tra la forma del luogo e l'intervento di chi questo luogo lo "abita" stabilendo una continua e mediata trasformazione. I segni di questo dialogo continuo sono evidenti, silenziosi ma forti, sono i muri lungo i confini che "contengono" e conducono l'acqua verso valle, sono gli edifici che si adeguano alle curve di livello e diventano riserve di energia il cui motore è l'acqua. Ancora, sono  i grandi teli stesi sulla vegetazione lungo i pergolati in legno che, in alcuni periodo dell'anno, ricoprono la valle completamente, trasfigurandola in un paesaggio quasi metafisico, "artificiale".
Nel risultato di questo dialogo troviamo i materiali con i quali lavorare sul nostro edificio. Un edificio che assume su di sé un ruolo significativo, si pone quale fulcro sia geografico che percettivo dell'intera valle, il suo posizionarsi al suolo scardina il sistema di regole sul sito, non segue i terrazzamenti, le curve di livello, ma si pone trasversalmente, in contrasto con queste, divenendo di fatto una vera interruzione di queste continuità di questo fluire continuo di natura e di presenza dell'uomo.
Allora pensiamo che questa contraddizione sia il punto di partenza per esaltare i segni di questo dialogo. La "naturalità" si riappropria con i propri segni dell'edificio lo ingloba lo esalta e al tempo stesso lo riporta a quelle "regole" non scritte che sono la caratteristica della valle. Le pergole in legno lungo i terrazzamenti, il grande pergolato che "contiene" l'edificio, i grandi teli come nuova pelle si tessono e fondono con l'edificio divenendo un tutt'uno nuovo quasi una scultura simbolo e forma di questa "artificiale naturalità" che è la valle di Atrani. Il grande terrazzo panoramico che guarda verso la valle si collega al fiume con un nuovo discreto ascensore che trova la sua energia nella forza dell'acqua i cui canali strutturano e configurano lo stesso edificio, questo in occasione di eventi conserva il suo ruolo di totem e fulcro percettivo dell'intera valle animandosi sulla sua pelle di alterne percezione visive e musicali.

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