Preliminary Design of a Primary, Secondary and Higher Secondary Level School/Giugliano/Napoli/2008
Allied Joint Force Command Naples N.A.T.O.
Concorso internazionali ad inviti

4° premio

Committente:Allied Joint Force Command Naples N.A.T.O. Lago Patria Site
Importo del progetto Euro 12.000.000,00

Gruppo di progettazione:
Gustavo Matassa (c.gr.) con Interplan Seconda. ( Alessandro Gubitosi, Camillo Gubitosi, Stefano Clemente), Mauro Nisita, Angela Russo, Rosa Nave.
Consulenti: prof. Marco Sala/sostenibilità e bioarchitettura, Anna Gimigliano/sistemi e impianti avanzati, Luigi Grosso/stime e gestione integrata del processo economico, Feliciano Riciardelli/strutture, prof. Francesco La Barbera/pedagogista esperto dei processi evolutici

Descrizione.
Alla base del nostro progetto per la nuova scuola NATO di Napoli vi è la convinzione che la crescita culturale  dei bambini e dei ragazzi possa essere facilitata da un ambiente improntato ad un giusto equilibrio fra logica razionale e la sua negazione. Il mettere in discussione ed il reinventare quelle che sono percepite come strutture compiute, è un processo mentale destinato a stimolare curiosità ed a generare dubbi e maggiore autocoscienza della complessità del mondo visto attraverso le molteplici discipline di analisi. Adottare un simile principio significa suggerire agli studenti i vantaggi di ragionare in modo multidisciplinare ed aperto alla ricerca ed all'innovazione del pensiero.
Per questo motivo abbiamo scelto di disegnare la nuova scuola come un insieme di corpi separati basati ciascuno su una struttura chiara e modulare, ma interagenti in punti focali ove la sovrapposizione delle diverse matrici geometriche genera complessità e singolarità, rappresentando fisicamente l'attitudine su descritta. L'architettura della scuola è, in quest'ottica,  intesa come una "protesi" dell'attività educativa ed è destinata a costituire un ambiente attraente e stimolante per gli allievi e gli insegnanti.


Criteri pedagogico-architettonici
Il progetto del campus è stato pensato in conformità con la più recente letteratura internazionale inerente la promozione della salute e del benessere globale della persona e sull'esperienza concreta dei consulenti educativi. Abbiamo preso in considerazione il modello bio-psico-sociale della salute che, a partire da una prospettiva olistica, considera la persona come un organismo unico il cui benessere è determinato dall'equilibrio e da un sereno sviluppo delle dimensioni biologica, psicologica e sociale, così come auspicato dall'OMS . Pertanto, molta attenzione è stata posta sulla valorizzazione degli spazi verdi esterni, pensati in continuità con gli ambienti interni in modo da favorirne la piena fruibilità. Nella scuola dell'infanzia ed elementare, infatti,  ogni aula ha subito fuori un'altra aula verde, circondata da siepi composte da una grande varietà di piante. Sono aule naturali sensibili, dove è possibile toccare foglie e rametti di diversa consistenza, osservare i molteplici mutamenti di colore delle foglie, ritrovare gli odori e, per qualche settimana a tarda primavera, assaggiare il sapore di more e mirtilli. Queste aule a cielo aperto, protette e dunque adatte al tempo della ricerca e della concentrazione, stimolano tutti i sensi e sono particolarmente adatte per i bambini che hanno maggiori difficoltà.
Tale sforzo progettuale è confortato dalle molteplici evidenze empiriche sull'influenza benefica degli spazi verdi rispetto alla resistenza agli stressori della vita quotidiana, ai livelli di benessere percepito ed ai livelli di produttività individuale.
Un altro degli obiettivi cruciali perseguiti nella progettazione è stato quello di favorire, attraverso l'organizzazione degli spazi, da una parte il senso d'identità dei gruppi nazionali ospitati dalla struttura, dall'altra il senso di comunità complessivo dei discenti.
Nella letteratura psicosociale internazionale, tali tematiche sono oggetto privilegiato della riflessione scientifica. La Teoria dell'Identità Sociale (Social Identity Theory - SIT) e le evidenze empiriche ad essa connesse hanno mostrato come il semplice fatto che degli individui si percepiscano come appartenenti a categorie differenti ponga le basi per il conflitto . Ciò in contrasto con quanto precedentemente affermato da Sherif, che poneva alle basi del conflitto intergruppi ragioni d'interesse (Teoria del Conflitto Realistico) . Molta attenzione è stata posta quindi, nella progettazione, sulle caratteristiche che il contatto tra i gruppi deve assumere per favorirne una serena convivenza, nell'interesse del comune benessere.
In generale, si ritiene che il contatto intergruppi non sia sufficiente tout court a favorire la cooperazione. Al contrario il contatto stesso, in alcuni casi (ad.es. se è un contatto forzato e non scelto liberamente dagli individui, se avviene su piani non paritetici, se i membri si percepiscono come entità distinte senza nulla in comune), può esasperare i conflitti . È altrettanto vero, d'altra parte, che se il contatto fra gruppi avviene in determinate circostanze, esso può favorire la pacifica convivenza e cooperazione. Tra i diversi modelli teorico-applicativi proposti dagli studiosi a tale proposito  appare particolarmente promettente il Common Ingroup Identity Model di Gaertner e colleghi . In tale modello, le caratteristiche della situazione di contatto devono favorire la percezione di un'identità comune, ovvero la ri-categorizzazione degli individui dei singoli gruppi in un insieme sovra-ordinato ed omnicomprensivo, tutelando nel contempo le identità dei gruppi originali.
Il campus, pertanto, è stato progettato come sistema unico ed integrato, per favorire un sentimento d'identità comune nei discenti, pur nel rispetto delle singole identità nazionali. In particolare, un ruolo cruciale in tal senso è svolto da ambienti quali la palestra/auditorium/piazza centrale e la biblioteca, che svolgono la funzione di punti di riferimento salienti e comuni dell'intero sistema-campus, capaci di favorire lo scambio mediato fra gli allievi delle diverse età, i genitori e gli insegnanti. La scuola contemporanea è sempre più un luogo di incontro e di scambio sociale e culturale oltre il momento didattico. Uno degli aspetti essenziali del progetto, è proprio la diffusa disponibilità di ambienti collettivi multiuso e la fluida comunicazione tra gli stessi, che determina un senso di continuità fisica, visiva e funzionale che contribuisce alla costruzione del sentimento di comunità, oltre che alla flessibilità architettonica.
Un altro punto cruciale è quello inerente la distribuzione degli ambienti. Com'è noto nella letteratura psico-sociale a partire dagli studi di Deschamps e Doise , il conflitto tra gruppi diminuisce in virtù della sovrapposizione categoriale incrociata. In altri termini, se due soggetti si percepiscono come diversi rispetto ad una dimensione categoriale, ma simili rispetto ad un'altra, ciò favorirà la loro serena convivenza e la loro cooperazione.
A questo scopo, si è pensato di evitare una disposizione delle strutture a blocchi monolitici corrispondenti alle singole nazionalità, il che avrebbe potuto esasperare il confronto su una singola  dimensione categoriale saliente; al contrario la distribuzione degli ambienti è stata effettuata tenendo in considerazione non solo la nazionalità, ma anche l'età dei partecipanti e l'ordine scolastico.

back<<